La ghisa è un materiale difficile; utile ai manufatti umani, spesso usata in opere pubbliche, come i ponti, o nell’industria di beni durevoli (stufe, pentole). A volte si fanno anche ingranaggi, perché la ghisa è più debole dell’acciaio; e l’ingranaggio in ghisa, rompendosi, impedisce danni maggiori all’impianto. Essere debole quindi, seppur maggiormente elastico nel resistere alle sollecitazioni, è una sua caratteristica positiva. È quasi impossibile saldare tra loro due pezzi di ghisa, o la ghisa con altre parti in metalli diversi. A meno che.
A meno che tu non sia un operaio specializzato, appassionato del tuo lavoro e conoscitore della metallurgia, con tutto il suo corollario di conoscenza dei tempi e delle temperature da raggiungere, da mantenere, da lasciar calare più o meno velocemente.
Ho conosciuto un operaio così, è il papà di Matteo. Orgoglioso di essere operaio, orgoglioso di saper fare e saper insegnare a chi vuole, nella sua (sì, lui mi ha detto sua) fabbrica, le proprie competenze. Orgoglioso si saper fare bene il proprio lavoro, orgoglioso della sua condizione.
Gli ho domandato perché non avesse mai pensato di mettersi in proprio; la risposta è stata semplice e spontanea: “Per essere bravi a fare il proprio lavoro, non si deve essere per forza imprenditori. Il mio titolare non sa tutto ciò che so io, ma entrambi siamo orgogliosi di lavorare insieme. E all’occorrenza, vado su sua indicazione a fare lavori anche in altre aziende, dove non sanno fare quello che so fare io. E lo faccio bene”.
Una persona splendida, un papà orgoglioso di suo figlio, giovane informatico.
Un uomo che tiene uniti i pezzi della nostra civiltà, saldando materiali diversi, a temperature diverse, con il tempo che serve per ogni lega. Senza App, senza start up, senza scandali, senza milioni euro. Con orgoglio di operaio, con competenza di professionista.